Valeska Gert

Valeska Gert

Berlino, 11 gennaio 1892 – Kampen, 16 marzo 1978
Ballerina, attrice, artista di cabaret, modella.

Valeska Gertrude Samosch, in arte Valeska Gert, fu la creatrice della Grotesktanzpantomime, cioè una sorta di danza moderna grottesca, contaminata con gli elementi della pantomima.

Dopo aver preso lezioni di recitazione con Maria Moissi a Berlino, debuttò nella danza nel 1916 in uno spettacolo coreografato da Rita Sacchetto, insieme alla ballerina Siddhi Riha. In seguito lavorò in alcuni locali fino ad approdare, nel 1920, allo Schall und Rauch. Nel momento di massimo successo si esibì come solista in innumerevoli teatri e sale da concerto a Parigi, quindi in Inghilterra, Scandinavia, Austria, Ungheria e Svizzera. Alla fine degli anni ’20, su invito del governo sovietico, calcò anche i palchi di Mosca, Leningrado e Kiev.

Non solo in veste di ballerina ma anche di cabarettista, si esibì nella rivista Lanterna Magica di Hollaender (1926) e al Die Katakombe.

Di rilievo anche la sua carriera di attrice: girò, tra gli altri, con G.W. Pabst in La via senza gioia (Die freudlose Gasse, 1925), Il diario di una donna perduta (Tagebuch einer Verlorenen, 1929), e L’opera da tre soldi (Die 3 Groschen-Oper, 1931), poi con Federico Fellini in Giulietta degli spiriti (1965).

Valeska Gert vista da Man Ray
Valeska Gert vista da Man Ray

La persecuzione antisemita la costrinse, nel 1938, a emigrare a New York. Contrariamente a quanto era avvenuto in Europa, negli Stati Uniti il suo nome era praticamente sconosciuto, di conseguenza le fu difficile riprendere la carriera interrotta nel Vecchio Continente. Sopravvisse grazie a modesti lavori che, comunque, le permisero di aprire il Beggar Bar, dove lavorarono anche Julian Beck, Judith Malina e Jackson Pollock.

Nel 1947 tornò a Berlino dove, tre anni dopo, aprì il cabaret Hexenküche (in Paulsborner Str 94). Il suo ultimo trasferimento fu a Kampen, dove aprì lo Ziegenstall, che portò avanti fino ai suoi ultimi giorni.

Di seguito, Valeska Gert si esibisce in una delle sue “Grotesktanzpantomime”.

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