Contesto storico: la Repubblica di Weimar

In Germania, il periodo della Repubblica di Weimar (1918 – 1933) rappresentò l’opportunità di un cambiamento, la possibilità di un passaggio dalle politiche imperialiste che avevano portato alla Prima Guerra Mondiale, a una nuova democrazia pacifica e liberale. Speranze che, però, s’infransero contro la dilagante ideologia nazista.

 

La speranza della Repubblica

Nel 1918, la Germania uscì dalla Prima Guerra Mondiale con le ossa rotte. Non solo era stata sconfitta, ma doveva anche gestire sia problemi politici interni che carenze di risorse alimentari e materiali. Il 9 novembre, il Kaiser Wilhelm II abdicò per poi fuggire in Olanda.

Due giorni dopo venne proclamata la Repubblica di Weimar (dal nome della città nella quale fu redatta la sua Costituzione), poggiata sui principali partiti politici affermatisi nel dopoguerra: il Partito socialdemocratico (SPD, Sozialdemokratische Partei Deutschlands), il Centro cattolico-moderato (Deutsche Zentrumspartei) e il Partito democratico (DDP, Deutsche Demokratische Partei).

Nelle intenzioni, la Repubblica avrebbe dovuto rappresentare un modello di democrazia parlamentare per l’intera Europa, ma lo scontento per questa soluzione si palesò immediatamente ed essa venne indicata, tanto da destra quanto da sinistra, come principale causa di molti problemi del Paese.

Lo stemma della Repubblica di Weimar
Lo stemma della Repubblica di Weimar

L’inflazione

L’accettazione degli articoli del Trattato di Versailles nei quali la Germania era costretta a pagare i danni di guerra, indebolirono l’economia. I costi erano oggettivamente impossibili da sostenere, tanto che il governo scelse di stampare più banconote generando, però, una impressionante svalutazione del marco.

Nel 1922, nel giro di sei mesi, il costo della vita crebbe di 16 volte. Nel 1923, la crisi divenne insostenibile. Praticamente tutti i ceti sociali erano in gravissime difficoltà e si fecero sempre più frequenti le reazioni degli estremisti, sia di destra che di sinistra.

Questa celebre immagine mostra il valore del marco nel 1923.
Inflazione

I dorati anni ’20

Quando, alla fine dell’anno, gli Stati Uniti cominciarono a spostare alcune delle loro produzioni in Germania, il Paese riuscì momentaneamente a tirare il fiato, godendo di una certa ripresa economica, favorita anche dalla possibilità di rateizzare il pagamento dei danni di guerra.

Un clima di ottimismo pervase rapidamente tutta la nazione, con effetti in tanti ambiti, compreso quello culturale.

Avventori eleganti in un locale berlinese.

La fine

Gli “anni d’oro” (Goldenen Zwanziger) della Repubblica di Weimar si interruppero bruscamente nel 1929, con il crollo della borsa di New York: la crisi economico finanziaria degli Stati Uniti coinvolse anche la Germania, mettendo quest’ultima nuovamente in ginocchio.

L’economia era paralizzata, moltissime imprese fallirono generando disoccupazione e miseria. I movimenti di sinistra e i sindacati occuparono le fabbriche, mentre altri videro il Partito nazionalsocialista (NSDAP, Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei) come unica possibile soluzione.

Il suo capo carismatico, Adolf Hitler, annunciò un programma di risanamento economico che trovò subito il sostegno di industriali e banchieri, uniti per la creazione di uno stato finanziariamente solido e socialmente organizzato.

Nel 1932, il Partito nazionalsocialista ottiene la maggioranza relativa e, nel 1933, Hitler venne nominato cancelliere.

Questo decretò la fine della Repubblica di Weimar e l’inizio della dittatura.

Manifesto di propaganda del Partito nazionalsocialista per le elezioni del 6 novembre 1932.
Propaganda nazista

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