La cultura di Weimar

Il controverso periodo della Repubblica di Weimar, con le tante implicazioni politiche, economiche e sociali, fu un terreno fertile per le riflessioni artistiche e culturali. In più, il temporaneo benessere dei Goldenen Zwanziger (ovvero il periodo dal 1924 al 1929) diede una buona spinta anche l’industria dell’intrattenimento.

[Nell’immagine in alto, le contraddizioni degli anni ’20 tedeschi secondo Otto Dix.]

Letteratura

La letteratura raccontò la crisi tedesca attraverso le opere di Alfred Döblin: in Berlin Alexanderplatz (1929), il suo capolavoro letterario, il protagonista fa spesso riferimento alla Grande Guerra e alla fallita rivoluzione spartachista. In Pardon wird nicht gegeben (Senza quartiere, 1935), invece Döblin trattò gli ultimi anni della Repubblica di Weimar.

Erich Maria Remarque nel romanzo Im Westen nichts Neues (Niente di nuovo sul fronte occidentale, 1929) descrisse gli orrori della guerra; in seguito si concentrò sugli aspetti della Repubblica di Weimar con Drei Kameraden (Tre camerati, 1937).

Der Zauberberg (La montagna incantata, 1924) di Thomas Mann, pur non trattandone direttamente, è influenzato dal clima denso di contraddizioni che caratterizzava il periodo. L’autore di Lubecca accennò a quegli anni solo nel 1939, con Lotte in Weimar (Carlotta a Weimar); più tardi, nel 1947, in Doktor Faustus raccontò la corruzione della cultura tedesca. Il fratello Heinrich Mann raccontò la Repubblica nella raccolta di saggi Macht und Mensch (1919), ma anni prima fu anche autore di Professor Unrat (Il professor Unrat, 1905), il romanzo all’origine del film L’Angelo Azzurro.

Klaus Mann, figlio di Thomas, affrontò invece il tema della Berlino omosessuale nel primo dopoguerra nel suo Der fromme Tanz (La pia danza, 1925).

Joseph Roth raccontò un gruppo di borghesi (ma non solo) che si agitano nella Germania pre-nazista nel romanzo Rechts und links (Destra e sinistra, 1929).

Oltre a tutti questi, anche B. Traven, Vicki Baum e Hans Fallada, ai quali vogliamo aggiungere l’inglese Christopher Isherwood, che romanzò le proprie esperienze nella capitale tedesca in Goodbye to Berlin (1939), il libro da cui furono tratte diverse opere teatrali e cinematografiche, fino al film Cabaret di Bob Fosse.

La copertina della prima edizione di "Berlin Alexanderplatz" di Alfred Döblin (1929).
Alfred Döblin, “Berlin Alexanderplatz”.

Teatro

Nell’ambito teatrale, Bertolt Brecht scrisse in questo periodo Tamburi nella notte (1922), elaborò il tema dello straniamento e scrisse Mahagonny-Songspiel (conosciuta come La piccola Mahagonny, 1927), Die Dreigroschenoper (L’Opera da tre soldi, 1928) e Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny (Ascesa e caduta della città di Mahagonny, 1930), tutte con le musiche di Kurt Weill.

Brecht collaborò anche con il regista Erwin Piscator, focalizzato su un teatro politico e propagandistico. Piscator prese la direzione artistica del Volksbühne, il “teatro del popolo” di Berlino e, nel 1929, introdusse nella capitale l’agit-prop, il “teatro di agitazione” russo che trattava temi politici in modo immediato, coinvolgendo il pubblico.

Max Reinhardt (in gioventù attivo anche nel teatro di intrattenimento), raggiunse in questo periodo le vette più alte della sua carriera registica, allestendo i suoi spettacoli in spazi enormi e diversificati, e divenendo molto apprezzato anche negli Stati Uniti.

Immagine della prima versione teatrale de "L'opera da tre soldi" di Brecht, andata in scena nel 1928 nel teatro Schiffbauerdamm a Berlino.
“L’opera da tre soldi” di Brecht.

Musica

Nel campo musicale, in questo periodo, il compositore Kurt Weill cominciò a scrivere con successo diverse composizioni per il teatro, collaborando con Georg Kaiser e Brecht. Seguendo un percorso iniziato diversi anni prima, Arnold Schönberg con i suoi allievi Alban Berg e Anton Webern, svilupparono la musica atonale e dodecafonica.

Architettura

In architettura erano gli anni del Movimento Moderno e del Bauhaus, la scuola di architettura, arte e design di Walter Gropius.

Pittura

In pittura, Otto Dix rappresentò le contraddizioni della Repubblica di Weimar in modo radicale: i suoi soggetti erano soprattutto la guerra, i reduci storpi calati nella società borghese, la morte e il sesso, disegnati in modo crudo e impressionante.

George Grosz si schierò ancora più apertamente contro la guerra e i poteri forti, popolando le sue opere caricaturali e spigolose di personaggi apparentemente rispettabili, mostrandoli nella loro oscena verità: borghesi, industriali, militari, religiosi, mescolati a prostitute, cadaveri e esseri deformi.

Con Dix e Grosz c’erano anche Paul Klee, Max Ernst e i tanti artisti appartenenti ai diversi movimenti e avanguardie, come l’espressionismo e la Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività) e l’espressionismo.

George Grosz, Eclipse of the Sun, 1926 (The Heckscher Museum of Art, Huntington, New York)
George Grosz, Eclipse of the Sun.

Cinema

Fu proprio lo stile espressionista a segnare maggiormente il cinema del periodo, soprattutto per l’impatto grafico fatto di figure stilizzate e linee sghembe; l’opera più rappresentativa in tal senso fu Das Cabinet des Dr. Caligari (Il gabinetto del dottor Caligari, di Robert Wiene, 1920, che potete nella sua interezza e con i colori originali in fondo a questa pagina).

Ci fu anche il Kammerspiel, uno stile caratterizzato da una messinscena e da una recitazione più tradizionali, di stampo teatrale.

Ma fu la Neue Sachlichkeit a descrivere e documentare cinematograficamente il periodo di Weimar e oltre, con storie di persone disperate, mescolando scene reali con altre di finzione. Come nel caso di Mutter Krausens Fahrt ins Glück (Il viaggio di mamma Krause verso la felicità, di Phil Jutzi, 1929), girato con attori professionisti e non, nei luoghi reali del proletariato berlinese. Molti autori di spicco si trovarono a frequentare tutti e tre gli stili: è il caso soprattutto di G. W. Pabst, ma anche di F. W. Murnau e Fritz Lang.

Arte degenerata

Con l’avvento del nazismo, molti di questi artisti e molte delle loro opere furono oggetto di persecuzione e condanna da parte del Reich, perché contrarie ai modelli nazionalsocialisti imposti da Hitler. Si parlò inizialmente di Entartete Kunst (arte degenerata), poi di Entartete Musik, fino a interessare ogni ambito espressivo contemporaneo.

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