Roxana Halls: il cabaret olio su tela

Roxana Halls nel suo studio
Roxana Halls nel suo studio

A circa un secolo di distanza dal suo momento d’oro, il Kabarett berlinese che andava in scena nei primi decenni del Novecento continua a essere fonte d’ispirazione per gli artisti. Tra questi, anche la pittrice inglese Roxana Halls, che nel 2009, al National Theatre di South Bank, a Londra, ha inaugurato la mostra Roxana Halls’ Tingle-Tangle (anglicizzazione fonetica dell’originale Tingel-Tangel, genere di spettacolo che si sviluppò a Berlino, dopo il 1870, destinato a un pubblico perlopiù proletario).
Abbiamo incontrato l’artista per scoprire di più su questo affascinante progetto.

Roxana Halls, "Willkommen", 2005, olio su lino
Roxana Halls, “Willkommen”, 2005, olio su lino

Partiamo dal titolo della tua mostra: perché Roxana Halls’ Tingle-Tangle, specificando il tuo nome?

La decisione di inserire il mio nome nel titolo è arrivata nelle ultime fasi del progetto Tingle-Tangle, semplicemente per sottolineare le scelte che avevo fatto nello sviluppo di questo lavoro. Fin dall’inizio, del resto, tutto questo era inteso come una riflessione personale sull’arte del cabaret; per quanto io fossi interessata soprattutto alla scena berlinese dell’epoca di Weimar, ho scelto di includere anche elementi emersi durante la ricerca che, pur non appartenendo a quel periodo specifico, ho ritenuto comunque coerenti con esso sotto altri aspetti.
Come potete immaginare, è stato straziante dover scegliere chi rappresentare, vista la quantità di artisti che hanno avuto un ruolo in questa forma d’arte. Probabilmente, se avessi fatto questo lavoro in un altro momento, avrei anche fatto scelte diverse. Ma alla fine mi rendo conto che ciò che stavo facendo al tempo era costruire il mio cabaret privato, diventandone impresaria, presentatrice, costumista e scenografa.

Qual è stata la prima fonte d’ispirazione su questo argomento?

Il teatro e le arti performative sono sempre state d’ispirazione per me, e gran parte del mio lavoro riguarda le atmosfere inquietanti dietro le quinte. Il mio studio si trova nel bar saloon di un vecchio teatro a sud di Londra, e vi ho lavorato per anni prima di iniziare il progetto Tingle-Tangle; era solo una questione di tempo, prima che l’atmosfera di quell’ambiente mi ispirasse un progetto concreto.
Nel 2004 ho vinto il prestigioso Villiers David Prize, un premio destinato a un artista, nominato da una galleria di spicco di Londra – nel mio caso Beaux Arts -, che gli consente di viaggiare e intraprendere attività di ricerca, con l’obiettivo di trovare l’ispirazione per creare un nuovo lavoro. Fu allora che decisi di sfruttare questa opportunità per viaggiare in Europa e vedere tutto il cabaret che potevo. La mia fortuna è stata nel fatto che il cabaret, proprio in quel momento, stava vivendo una rinascita anche nella mia città.

Roxana Halls, "Grit and Ina Van Elben's Tingel Tangel Machine", 2007, olio su lino,  collezione di Katherine Parkinson
Roxana Halls, “Grit and Ina Van Elben’s Tingel Tangel Machine”,
2007, olio su lino, collezione di Katherine Parkinson

Il primo personaggio del tuo Tingle-Tangle è un presentatore, seguito da una galleria di altri artisti. Tra di loro, solo due sono realmente esistiti: le sorelle Grit e Ina van Elben. Perché hai scelto di rappresentare proprio loro?

In realtà questo è vero solo in parte. Grit e Ina van Elben sono effettivamente gli unici personaggi reali della mia mostra ad aver calcato i palchi dei cabaret berlinesi degli anni ’20, ma ce ne sono altri che sono comunque ispirati ad artisti o avvenimenti legati a quel tipo di scena.
Irma Powell è un nome di fantasia con il quale ho battezzato la mia interpretazione di una vera burattinaia, Muriel Talbot, e le Britannia Marionettes sono infatti i burattini che lei stessa realizzava artigianalmente negli anni ’50 e ’60, e con i quali si esibiva nel Regno Unito, in televisione e persino per la famiglia reale.
Terina the Paper Tearer era un’artista che si esibiva nei music hall inglesi. La modella per Irma Powell me la descrisse come una bambina piccola e mi spiegò come si svolgeva il suo numero, ma era molto diversa da come poi io l’ho reinterpretata. Un amico artista ha trovato un riferimento al suo numero mentre faceva una ricerca al Magic Circle di Londra.
Ho trovato menzionati anche gli artisti sul genere Masculinum / Femininum, tra quelli di Weimar, ma purtroppo senza testimonianze fotografiche, quindi dovuto immaginarmeli da sola.

Roxana Halls, "Mali und Ingel's", 2008, olio su lino
Roxana Halls, “Mali und Ingel’s”, 2008, olio su lino

Infine, Mali e Ingel erano le proprietarie di un vivace locale lesbico berlinese degli anni ’20, famoso per le esibizioni degli artisti del momento, tra cui la stessa Claire Waldoff!

Alcuni dei personaggi della tua mostra portano nomi d’arte che richiamano quelli degli artisti dei sideshow: un’altra fonte d’ispirazione che si aggiunge a quella del circo e, ci sembra, del cinema di Méliès.

Per quanto non cosciente, è molto probabile che parte dell’ispirazione mi sia venuta anche guardando i lavori cinematografici di Méliès: del resto è tra la miriade di artisti che ho affrontato nella fase progettuale della mostra. In effetti non credo che, tra tutto il materiale che ho analizzato – libri, film, opere d’arte -, ci sia stato qualcosa che non ho assorbito! Il saggio Berlin Cabaret di Peter Jelavich è stato il mio punto di partenza, ma da lì in poi è impossibile elencare tutto: Die sieben Todsünden di Brecht e Weill, L’angelo azzurro, Voluptuous Panic di Mel Gordon, The Cabaret di Lisa Appignanesi, tantissimi film della UFA, quelli di Pabst e Lang… la lista è infinita!

Per quanto il tuo Tingle-Tangle sembri ambientato in un cabaret berlinese degli anni ’20, in molti dipinti fanno capolino elementi appartenenti alle decadi successive (alcuni costumi, il tipo di trucco dei personaggi). Perché hai deciso di inserirli e come sei riuscita a mantenere comunque una coerenza tematica?

Ho scelto i protagonisti del mio cabaret in base a come avrebbero potuto rappresentare l’arco narrativo che lega l’intero spettacolo. La compagnia si è formata, indipendentemente dal periodo storico di provenienza dei singoli, proprio in funzione di questa narrazione. Da quando si apre il sipario fino alla sua chiusura, chi guarda è l’unico spettatore della serata. Nel momento in cui si spengono le luci in sala e si accendono i riflettori sul palco, comincia la narrazione di una storia misteriosa, che si sviluppa con riflessioni sul concetto di genere, sulla sessualità, sull’identità e sull’essere spettatore. Le interpreti femminili, che all’inizio sono solo gambe senza corpo, parzialmente rivelate da una piega del sipario, acquisiscono un ruolo sempre più ambivalente e, infine, forse hanno conquistato una tale autonomia da minacciare il tessuto stesso del cabaret.
Nel creare questi quadri ho usato una precisa illuminazione, coerente con ogni numero messo in scena, ma sempre legata a questo strano bagliore teatrale. Il fatto che io abbia creato personalmente la maggior parte degli oggetti di scena, set e costumi, aiuta a comprendere che tutti questi artisti che arrivano da esperienze ed epoche diverse fanno comunque parte della medesima impresa.

I personaggi di Mali e Ingel sembrano uscire da un manifesto per entrare nella realtà. Eppure, la realtà in cui arrivano sembra essere solo uno schizzo. Perché questi personaggi lasciano il loro mondo e cosa accadrà loro?

Il dipinto Mali und Ingel’s rappresenta un punto di svolta nella narrazione dello spettacolo, il momento in cui gli artisti stanno cominciando letteralmente a rompere i confini dei loro ruoli e della scena.
Quando le immagini della mostra vengono viste nel loro ordine originale e considerate come parte di un complesso, sono collocate in modo preciso come contrappunto alle satiriche ballerine di fila di Grit e Ina. Tutti i personaggi del locale di Mali e Ingel sono manichini che stanno saltando fuori da una finestra, mentre le uniche donne reali sono le proprietarie stesse. Sul pavimento c’è un piccolo specchio nel quale si riflette un volto, destinato a presentarsi come un rapido sguardo dello spettatore stesso, che lo porta a chiedersi: dove mi troverei, se io fossi tra questi personaggi?

Roxana Halls, "Terina the Paper Tearer & Inferna the Human Torch", 2009, olio su lino
Roxana Halls, “Terina the Paper Tearer & Inferna the Human Torch”, 2009, olio su lino

Alcuni degli artisti della mostra sono inquietanti e disturbanti. Sopra tutti, forse, Terina the Paper Tearer e Inferna the Human Torch, che strappano e danno fuoco a sagome umane di carta. Come sono nati questi due personaggi?

Gran parte del mio stile è caratterizzato dall’oscurità dell’ambientazione e da un umorismo sinistro, che hanno visto la loro massima espressione proprio in questo Tingle-Tangle. Sono segretamente contenta che Terina e Inferna siano le donne più sconvolgenti della mostra, perché sono entrambi autoritratti! Terina, come abbiamo detto, è effettivamente esistita, ma Inferna è una mia creazione. Durante i miei viaggi ho trovato un abito straordinario, che si vede nel dipinto, con pizzo rosso e fiamme dipinte, e ho deciso di sviluppare un personaggio che fosse perfetto per questo insolito indumento.
Terina e Inferna appaiono al culmine dello spettacolo. Mentre Terina crea forme di carta che fanno riferimento a ciascuno dei numeri precedenti, Inferna le distrugge. Sembra inoltre che Terina stia utilizzando lo sfondo del loro numero per realizzare queste forme, minacciando il cabaret stesso e rivelando lo scorcio di una città parzialmente distrutta.
L’immagine che vediamo in questo contesto è tratta da una fotografia fatta al pubblico di un cabaret dell’epoca di Weimar, le cui identità erano celate da maschere [la trovate riprodotta nella nostra photogallery, ndA]. Questo mi è servito per suggerire che, a questo punto lo spettacolo, lo spettatore non può più essere sicuro di chi sia in scena e di chi sia in platea. L’obiettivo è suggerirgli una domanda: fino a che punto si può essere complici nell’aver costruito una propria identità artistica?

Tutti i numeri che si vedono nei dipinti della mostra sembrano messi in scena su un grande palco. Eppure, alla fine, si scopre che il palco è piccolissimo e che in platea c’è un unico posto. Possiamo dire che sia la magia del teatro?

Sì, è indubbiamente la magia del teatro, l’impossibilità di ciò che è appena accaduto. Questa immagine serve anche a sottolineare che ciò a cui si è assistito è forse il “proprio” spettacolo di cabaret, e che la risposta agli eventi della serata può essere solo la propria, personale e totalmente solitaria. L’ambientazione di questa scena è basata sul mio studio, il Regent’s Saloon bar.

La mostra Tingle-Tangle ha generato un progetto parallelo, una serie fotografica realizzata in collaborazione con il fotografo Matthew Tugwell.

Questa serie di immagini è nata inizialmente dal desiderio di utilizzare pienamente il meraviglioso spazio espositivo in cui il progetto è stato messo in mostra la prima volta, il Royal National Theatre di South Bank, a Londra, ma in seguito è diventata parte integrante di tutta l’impresa.
In queste immagini, gli interpreti hanno vagato da soli dietro le quinte di questo splendido, strano, sbiadito teatro, ormai chiuso da tempo, nel quale ho il mio studio. L’atmosfera di questo edificio si è rivelata uno sfondo perfetto per questi personaggi, ognuno dei quali ha scoperto il proprio angolo.

Oltre a quelli presenti in questa mostra, in molti altri dei tuoi quadri troviamo sipari di velluto, maschere, costumi di scena, parrucche e altri elementi tipicamente teatrali. Quale fascino esercita il teatro su di te?

Fin da bambina ho subito il fascino di tutto ciò che aveva a che fare con il teatro e, fino a quando non ho scoperto la pittura a olio, ero determinata a diventare un’attrice. Questo desiderio è svanito appena ho iniziato a dipingere, e da allora non c’è stato più nulla che sia riuscito a coinvolgermi e catturarmi come ha fatto e continua a fare la pittura. Penso che in quasi tutti i miei lavori il tema comune sia la sensazione che ciò a cui si sta assistendo sia in bilico sull’orlo del cambiamento; qualcosa di simile a quello che avviene un momento prima che si alzi il sipario.
Che si tratti di cupcake e porcellane che volano per aria o che stanno in equilibrio impossibile, di donne sospese nel vuoto nei loro bozzoli o che si allontanano da noi pur sembrando sempre sul punto per voltarsi di nuovo, i miei soggetti rappresentano sempre una potenziale trasformazione, una possibile evoluzione. Nel mio lavoro, il finale è quasi sempre rinviato e il sipario, in realtà, non cala mai.

Il catalogo della mostra "Appetite" di Roxana Halls.
Il catalogo della mostra “Appetite” di Roxana Halls.

Prossime mostre in programma?

La nuova mostra Appetite sarà inaugurata il 26 agosto 2014 alla Hayhill Gallery in Baker Street, a Londra, dove sarà visitabile per un mese, fino al 27 settembre. In questo nuovo progetto, le mie protagoniste femminili possono essere viste in una varietà di modi che vanno dalla riflessione privata al peccato di gola portato a un livello estremo, lasciandosi alle spalle gli eccessi emotivi, liberandosi dalle paure e mettendosi a bocca aperta in attesa che la festa cominci. Sono scettica riguardo i racconti troppo semplici di auto-realizzazione, quindi queste immagini potrebbero essere interpretate come le diverse fasi di un ritorno ciclico di una vita, alternando fasi statiche e attive: alcuni dati sono apparentemente congelate, mentre altre suggeriscono un desiderio crescente per l’abbandono. Come gli interpreti di Roxana Halls ‘Tingle-Tangle, le donne di Appetite non hanno paura di essere considerato indecorose.

Questa intervista è disponibile anche in lingua inglese >>
This interview is also available in English >>

Per informazioni e approfondimenti sull’artista e le sue opere: www.roxanahalls.com

Di seguito, un cortometraggio dedicato alla mostra Roxana Halls’ Tingle-Tangle, diretto da Martin Perry.

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